2 Marzo 2017 Francesca Fornari

Il Salone internazionale del Libro di Torino giunge nel 2017 alla sua trentesima edizione. Sarebbe troppo lungo ripercorrere in questa sede la storia dell’iniziativa dal suo esordio o ricordare tutti i nomi che l’hanno accompagnata, ma ci piacerebbe chiedere al presidente della Fondazione del Libro Mario Montalcini quali sono stati – a suo parere – i momenti più importanti, le tappe salienti che hanno apportato nel tempo cambiamenti fondamentali o creato un valore aggiunto.

«Ne voglio ricordare soltanto una: il 21 novembre 2016. Quel giorno il Salone di Torino ha chiamato a raccolta la città, il suo territorio, le categorie produttive, la società civile. E tutti hanno risposto in massa sì. Oltre novecento persone hanno letteralmente gremito Palazzo Madama, per la prima uscita pubblica del nuovo Salone. Per me è stato un onore tenerlo a battesimo quel giorno: ma a quel giorno siamo arrivati dopo mesi di lavoro durissimo per ricostruire una credibilità da qualcuno messa in discussione, rivitalizzare una struttura validissima ma in cerca di una nuova mission, ricompattare le istituzioni e il pubblico intorno a un’idea di Salone nuova e ancora più competitiva».

Il Salone del Libro è considerato la più grande libreria italiana del mondo e la maggiore fiera editoriale dell’area culturale del Mediterraneo. Una vetrina dove anche i piccoli editori hanno un’opportunità per farsi conoscere, un fattore importante in tempi così duri per l’editoria indipendente. Quest’anno ci sono diverse agevolazioni sui costi di partecipazione: si tratta di un’informazione corretta?

«Certamente. La politica di agevolazioni e tariffe nei confronti degli editori non è soltanto un modo per essere realmente competitivi rispetto ad altre manifestazioni, ma è un atteggiamento concreto per ascoltare le esigenze degli editori e ripartire proprio da loro, che sono i protagonisti del Salone assieme ai lettori e per i quali la scelta di venire a Torino è spesso frutto di valutazioni attente anche sotto il profilo economico e dei servizi offerti».

Ogni anno viene proposto un tema conduttore attraverso cui leggere le infinite declinazioni dell’attualità e della cultura. Nel 2016, lo ricordiamo, è stato “Visioni”. C’è un tema anche per l’edizione 2017?

«Anche il nuovo direttore editoriale Nicola Lagioia ha scelto di restare fedele alla tradizione del Salone di darsi un tema annuale attorno cui ruotano eventi, convegni, dibattiti, momenti di riflessione e dialogo. Il tema scelto quest’anno è “Oltre il confine”. Un tema di attualità estrema, perché se esistono i confini fisici, quelli attorno ai quali si è tornati a combattere e dividersi, esistono i confini fra le culture, fra le persone, fra le religioni, le frontiere fra inclusi ed esclusi. Così si parlerà dell’America di Trump, delle frontiere dei migranti, delle discriminazioni di genere che continuano a persistere. Ma molti altri saranno i temi: pensiamo ai cent’anni della Rivoluzione russa, ai cinquant’anni dalla scomparsa di Totò e Don Milani, i trenta di Primo Levi, il programma ricchissimo del Salone Off che dopo le 20 invaderà il centro di Torino con spettacoli e concerti. Suggerisco a tutti di dare un’occhiata al nostro sito salonelibro.it e cominciare a farsi venire l’acquolina in bocca…».

Poi ci sono le sezioni tematiche e i progetti speciali, che si attivano sulle esigenze culturali del momento e lasciano spazio all’innovazione. Ci può dire qualcosa di più in proposito?

«I quindici consulenti editoriali del Salone stanno ultimando i loro contributi nei settori più disparati: dall’arte al cinema, dalla letteratura femminile alla scienza. Posso anticipare che ci sarà una sezione dedicata ai libri di cucina scelti e garantiti da un marchio come Slow Food. Una sezione dedicata alle letture ad alta voce, curata da Giuseppe Culicchia, che non si svolgerà solo al Lingotto ma in tutta Europa negli Istituti Italiani di Cultura. Un’area dedicata alla scienza realizzata assieme all’Università di Torino. E molto, molto altro».

Questa nuova edizione sorge sulle ceneri di un accordo mancato a proposito di un unico evento da segmentare logisticamente tra Milano e Torino. Le fiere del libro saranno invece due, distinte tra loro, la prima in aprile (Tempo di Libri) e quella “storica” – il Salone del Libro – a maggio. Senza entrare troppo nel merito di questa annosa quaestio, le chiediamo comunque con che spirito avete affrontato la contesa, se davvero si può parlare di un’opportunità da cui ripartire. Di un vero e proprio “rilancio”, a cui lei in particolare – come figura professionale – sembra essere avvezzo.

«Ne ho accennato prima. Io sono stato chiamato alla presidenza dal mese di ottobre quando il Salone di Torino aveva ormai deciso che avrebbe continuato nella sua tradizione di tre decenni procedendo diritto per la propria strada, fedele alla città e al proprio pubblico, organizzando una trentesima edizione che restasse memorabile. Ho accettato una sfida che a qualcuno sarà potuta apparire quasi disperata: ma per storia personale e carattere mi piacciono le sfide impossibili, e in questa ho potuto contare sulla risposta di Comune e Regione che ci hanno veramente supportato e messo a disposizione tutti gli strumenti amministrativi, politici e organizzativi per raggiungere il risultato che tutti ci prefiggevamo».

E le case editrici, come hanno reagito? Ricordiamo che alcune di esse – circa una decina, tra cui Edizioni e/o, Iperborea, Lindau, Minimum Fax, Nottetempo – hanno scritto una lettera congiunta al presidente dell’AIE Federico Motta, non sentendosi rappresentate dalle sue ultime decisioni (“Crediamo sia sbagliato voler contrapporre a una grande fiera italiana un evento concorrenziale laddove invece bisognerebbe moltiplicare, e non dividere, le occasioni di avvicinamento alla lettura, che è tra i fini statutari dell’associazione: quindi ben venga un’altra fiera ma perché in concorrenza e negli stessi giorni?”). Poi ci sono editori come Adelphi che si sono presi un “anno sabbatico” e hanno deciso di non partecipare né a Milano né a Torino. E tutti gli altri editori, dai più piccoli ai grandi colossi?

«All’inizio sono stati i 120 editori dell’Associazione Amici del Salone di Torino che si sono stretti attorno a noi e si sono letteralmente scatenati sul panorama editoriale per convincere gli indecisi e per far cambiare idea anche a chi sembrava irremovibile nella rinuncia al Salone. Grazie al loro lavoro e – direi – alla loro fede, oggi abbiamo già raggiunto e superato il numero di editori presenti al Salone con proprio stand. Tanti che inizialmente avevano deciso diversamente sono tornati sui loro passi e hanno scelto di essere presenti con convinzione al Lingotto. In questo, sicuramente, una grossa parte l’ha avuto il messaggio convincente di un Salone rinnovato, innovativo, capace di offrire credibilità e aperto a formule nuove. I lettori possono stare tranquilli: al Salone ci saranno i libri e gli autori di tutti gli editori, e sarà l’edizione più bella di sempre».

Tornando ai contenuti dell’evento, sembra ci sia una grande attenzione al pubblico più giovane, quello dei bambini e dei ragazzi fino ai vent’anni. A loro è dedicato il Bookstock Village, un’area di oltre 4.000 metri quadri sostenuta dalla Compagnia di San Paolo. Sono previsti numerosi laboratori gratuiti (dall’illustrazione alla scienza, dal mondo digitale al fumetto), librerie, giochi. E ci sono anche progetti che si estendono alle scuole durante tutto l’arco dell’anno. Siete ottimisti sul rinnovarsi della partecipazione dei giovani e sulla loro opportunità di diventare i lettori di domani?

«Se non lo fossimo, non dedicheremmo loro ogni anno quella che è probabilmente la più grande area educational d’Italia. Per rafforzare ed estendere la nostra rete ci siamo alleati con due saloni del libro per ragazzi: la Bologna Children’s Book Fair, che è la più importante fiera del libro per bambini e ragazzi del mondo, e il Salone du Livre et de la Presse Jeunesse di Montreuil, vicino a Parigi, che ci apre un’interessante prospettiva sulla Francia e l’Europa in genere. Con loro produrremo scambi, contenuti come mostre e progetti, condivideremo esperienze».

Il Salone, dunque, non è soltanto una fiera espositiva, ma soprattutto un festival internazionale della cultura, con un palinsesto ricco di presentazioni editoriali, convegni, dibattiti, spettacoli e tanti relatori illustri. Ci può dare qualche anticipazione sugli ospiti coinvolti nella prossima edizione di maggio 2017? Qualche nome in ordine sparso, tra scrittori, artisti, sociologi, scienziati, opinionisti…

«Gli ospiti non vengono mai rivelati prima della conferenza stampa di fine aprile. Ma alcuni nomi, grandissimi, sono già quelli che costellano la “road map” di avvicinamento al Salone, che abbiamo ribattezzato “#PrimaveraTorinese”. Ve li voglio citare tutti perché sono veramente un countdown straordinario. Apre il premio Pulitzer Philip Schultz, giovedì 9 marzo. Seguono la Giornata mondiale della poesia, il maestro della short story americana Charles D’Ambrosio, Igort, uno dei più grandi disegnatori italiani, Matera, Capitale Europea della Cultura, il Premio Nobel Svetlana Aleksievič, il concerto della grande Patti Smith per finire con lo scrittore-culto Ben Lerner»

Il Salone internazionale del Libro è anche “Off 365”, che nasce nel 2014 come naturale evoluzione del Salone Off, portando con successo grandi scrittori al di fuori dei padiglioni del Lingotto, e non solo nei giorni dell’evento. Ancora una volta, la vocazione a sensibilizzare e coinvolgere il pubblico dei lettori, gli studenti, le istituzioni, i semplici curiosi; la volontà di non limitare la fruizione di cultura ai cinque giorni canonici della Fiera o ai soli addetti ai lavori. Credo che questa formula a tutt’oggi – almeno in Italia – non abbia eguali. Cosa ne pensa?

«Penso che occorra potenziarlo ed estenderlo veramente a tutto l’anno, perché se è vero che per organizzare il Salone si lavora 12 mesi, proprio per questo è vero che quel patrimonio permanente di contatti e relazioni con autori, editori e pubblico può facilmente essere spalmato nel tempo e sul territorio. La formula coinvolge editori e scrittori, scuole, librai, la Scuola Holden, le Biblioteche civiche e i gruppi di lettura. Gli autori che le ho citato prima arrivano a Torino proprio sotto il cappello del Salone Off 365. Su questo siamo fiduciosi perché proprio nei giorni scorsi due importanti aziende multiutility come Iren e Smat hanno ufficializzato il proprio sostegno al Salone Off 365 in qualità di sponsor, e ci auguriamo che siano gli apripista per tanti altri».

E ora una domanda conclusiva, che prevede anche un piccolo azzardo nella risposta, perché è coniugata al tempo futuro. Come andrà, secondo lei, il Salone internazionale del Libro 2017? Subirà delle flessioni nei numeri a causa dell’evento concorrenziale di Milano (se così si può definire) oppure crescerà ulteriormente, inviando così un segnale forte sulla sua identità e sulle finalità, sulla fiducia riposta nell’evento torinese da parte di editori, degli esperti e del pubblico dei lettori?

«Andrà sicuramente bene. E non è una questione di numeri. Il risultato di un evento così complesso come il Salone di Torino non si può misurare soltanto in un visitatore in più o in meno, ma nell’affetto e nel riconoscimento di qualità alla manifestazione, al suo valore strategico per Torino, il Piemonte e il nostro intero Paese, al lavoro svolto fin qui e durante il rush finale per rimetterla in piedi completamente rinnovata. Il sentiment, come si dice, non lascia dubbi: basta vedere le risposte degli editori, il successo delle conferenze stampa e la rassegna media, i post sui social come l’immagine di Gipi che in pochi giorni ha totalizzato più di 300.000 visite. Questo Salone, il nostro Salone, sarà un sicuro successo!».

Ci uniamo al coro dei sostenitori e continuiamo a seguirvi da vicino. Grazie davvero per essere stato con noi, ci vediamo a maggio al Salone del Libro 2017. Oltre ogni confine.

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