Mi sono trasferita da Roma a Torino alla fine del 2016. Appena arrivata, sento per mail un amico di Milano, a sua volta andato a vivere con la famiglia in America, a Boston (per la serie, evviva la globalizzazione!). Quando apprende che sono a Torino e sto preparando nuovi contenuti per il mio service L’Edicoletta attraverso una serie di interviste alla realtà editoriali più interessanti del momento, mi chiede: «Hai già conosciuto quelli di Zandegù? Sono forti. Fanno un sacco di belle cose. E sono simpatici». Non perdo tempo e mi collego al sito. È vero, sono attivi sia nel campo editoriale – hanno scelto gli e-book dopo varie peripezie con la carta stampata – ma anche con un interessante calendario di corsi sulla scrittura, sia per aspiranti scrittori, sia per aggiornamento. E non solo, partnership di qualità come quelle con la rivista Colla (l’unica rivista a definirsi in crisi, con grande onestà intellettuale, sin dall’occhiello a corredo del titolo).
Questa realtà già mi piace. E mi incuriosisce. I due titolari – Marianna Martino e Marco Alfieri, meglio conosciuti come gli “Zandezii” – non mancano di sagacia e autoironia, e hanno anche redatto un Manifesto di intenzioni, che vorrei approfondire con loro. Direi di partire da qui per la nostra intervista.
Ho letto il Manifesto di Zandegù e ne condivido ogni punto. Dalla cura delle piccolissime cose alla filosofia della gentilezza, dalla consapevolezza dei propri errori come punto di partenza per i cambiamenti alla ricerca di persone con cui condividere intenti e sorrisi (tanto per citarne qualcuno). Se doveste sintetizzare ulteriormente il manifesto, diciamo salvare due o tre concetti in particolare, quali scegliereste? Per capire cosa è più importante nel vostro lavoro.
Le cose per noi davvero più importanti del Manifesto sono di sicuro:
se non sei curioso, lascia perdere;
le cose vanno prese con leggerezza;
buttati perché la vita è breve.
Dalle vostre sintetiche (e divertentissime) bio sul sito, emerge che siete entrambi “amanti della buona cucina e dei viaggi”. Quali altre caratteristiche avete in comune, quali sono stati gli ingredienti che hanno fatto scoccare la scintilla per condividere l’avventura di Zandegù?
Beh, di sicuro il fatto di essere marito e moglie è un bel punto in comune! ☺
Zandegù è nata insieme al nostro amore, è cresciuta con noi e fa parte ormai di chi siamo e di come concepiamo il lavoro. Sicuramente, ci unisce la curiosità, l’ironia e il fatto che ci piace molto lavorare.
Pubblicate solo ebook, ma venite da una lunga storia di carta stampata fino al 2010. Ci raccontate le tappe fondamentali di questo percorso?
Zandegù l’abbiamo aperta nel 2005, facendo narrativa, su carta. Purtroppo, dopo cinque anni siamo stati costretti a chiudere i battenti e, per cambiare aria, abbiamo fatto un periodo di studio all’estero. L’esperienza è stata molto utile: siamo rientrati in Italia carichi e con la voglia di tornare sui nostri passi, ma facendo le cose in modo completamente diverso. Abbiamo quindi riaperto nel 2012 e ora eccoci qua!
Mi è parso di capire che pubblicate quattro generi di ebook: Manuali professionali, Guide zuzzurellone, Reportage narrativi su cose assurde, Fumetti. Come siete giunti a questa “selezione”? Ci sono i manuali professionali, che sembrerebbero la parte “seria” e poi il resto che invece ospita contenuti più scanzonati o comunque punti di vista non ordinari. Faccio l’avvocato del diavolo con fatica e malvolentieri, ma sono pur sempre l’intervistatrice: l’accostamento tra “professionale” e “zuzzurellone” o “assurdo” non rischia di essere un po’ stridente? Smentitemi al più presto, grazie.
Abbiamo iniziato con le guide buffe (che era un tipo di titoli che facevamo già su carta), i reportage narrativi e i fumetti (una nostra grande passione). Col tempo però ci siamo resi conto di voler approfondire le tematiche che trattavamo coi nostri corsi e, quindi, abbiamo pensato di inaugurare una collana di strumenti pratici e senza fuffa per piccoli imprenditori e freelance. Così, sono nati i Prof e ti smentisco subito con piacere, perché penso siamo riusciti nel nostro intento: pubblicare ebook professionali e ricchissimi di contenuti competenti, ma trattati in modo non accademico. Il tono dei libri è sempre ironico, divertente, pratico e non paludato o noioso. Così come la nostra comunicazione.
Organizzate anche Corsi e Percorsi. Forse pure Ri-Corsi. Per principianti e per i forzati dell’aggiornamento, per addetti ai lavori e semplici curiosi. Sono con voi scrittori ed esperti dei vari segmenti che di volta in volta andate ad approfondire. C’è in effetti una buona risposta in termini di partecipazione, vista la forte crisi economica e la conseguente ritrosia delle persone a iscriversi a workshop non gratuiti?
La risposta è ottima, fin dagli inizi e i nostri corsi stanno crescendo tantissimo. Sono la nostra soddisfazione più grande!
Una domanda cruda, così, a bruciapelo: si riesce a vivere di soli ebook o è un lavoro che si fa soprattutto per passione, cercando il guadagno in attività collaterali o proprio altrove?
Me lo chiedono in tanti e sì, noi ci riusciamo. Facendoci un mazzo tanto, neh?, ma ce la facciamo. Con gli ebook, oggi, portiamo a casa un buono stipendio ogni mese. Se si lavora bene ce la si può fare e ne parlo approfonditamente in questo post sul nostro blog: http://zandegu.it/e-ci-campi/
E ora la domanda di rito, mi tocca farla per forza, anche perché in effetti la vostra è una casa editrice originale, che può avere voce in capitolo: qualche consiglio da dare a chi oggi volesse intraprendere l’attività di editore in Italia?
In tutta onestà, non ho ricette magiche. Quello che ha funzionato per noi, e che quindi consiglio, è solo una cosa: tantissimo lavoro. Con passione, curiosità, voglia di aprirsi agli altri e molta testardaggine. E qualche birretta a fine giornata per tirarsi su.
Zandegù era il nome di un ciclista nato negli anni ’40. Non mi pare somigliasse a Marianna, eppure so che questo è il suo nomignolo, trovato dalla mamma. Ci volete dire di più sulla scelta del nome oppure ognuno potrà ricamarci sopra le congetture che preferisce?
Quando ero nella pancia di mia mamma, e i miei non sapevano se ero maschio o femmina, chiamavano il pancione Zandegù. L’ho raccontato a una cena e tutti hanno pensato fosse il nome perfetto per la casa editrice!
Da ultimo vi chiedo un “richiamo”. Perché se veramente là fuori c’è qualcuno in ascolto, è un messaggio che potrà cogliere al volo e restituire poi in qualche modo. Io spero di averlo già fatto.
Siate curiosi, sempre.
Zandegù la trovi a Torino, in Via Exilles 18 bis. Ma anche ovunque nell’etere con www.zandegu.it, su facebook, Twitter, Instagram. Basta cercare…
(Le foto sono di Vanessa Vettorello)